Live service, Free to Play, Downloadable Contents, Game as a Service, Cloud Gaming: il contesto nel quale oggi i videogiocatori si muovono è ricco di elementi che ne fanno una questione decisamente più complessa di quanto ci si potrebbe aspettare. Il successo che nel recente passato ha interessato l’intero settore del gaming ha avuto come conseguenza, tra le altre, anche una grande evoluzione di ciò che lo circonda, che ha finito per rappresentare un mare sempre più difficile da navigare. Dimenticate i bei tempi andati nei quali per giocare era sufficiente accendere la console o il computer e inserire il disco del videogioco desiderato, perché il gaming moderno è diventato ben più complesso.
Oggi per esempio in molti casi non serve più acquistare il gioco che ci interessa, perché si può ottenere gratuitamente. Si tratta di titoli di grande successo, pensiamo a Fortnite o Rocket League, distribuiti secondo la formula Free to Play, letteralmente “da giocare gratuitamente”. E proprio questo è il loro tratto distintivo, non è necessario acquistare un gioco Free to Play: il videogiocatore è libero di giocarci quanto gli aggrada senza spendere nulla, senza possedere una copia vera e propria del gioco. Ma allora da cosa derivano i guadagni per sviluppatori e distributori di un gioco Free to Play? Dagli acquisti effettuati nel gioco, piuttosto che dalla vendita del gioco stesso. I titoli di questo genere hanno infatti un negozio interno nel quale i videogiocatori possono acquistare oggetti speciali, personalizzazioni estetiche e così via, assicurando un flusso costante di guadagni per il videogioco.
Pensiamo poi ai live service, un modello che può essere riassunto con l’espressione “gioco eterno”. Perché, in fin dei conti, è fondamentalmente questa la differenza rispetto ai giochi tradizionali. Questi ultimi, una volta comprati, assicuravano la possibilità di accedere ai loro contenuti; un gioco live service invece non si limita a questo, ma promette che durante un arco di tempo più o meno lungo verranno costantemente aggiunti nuovi elementi. Si tratta di un modello che incentiva i giocatori regolari, invogliandoli a rimanere a lungo su un titolo per il quale è assicurato un supporto lungo e indefinito. In questo caso i guadagni delle vendite del gioco, se previsti, si sommano a quelli che derivano dagli acquisti successivi. Non solo videogiochi normali ma anche piattaforme di gaming online prevedono soluzioni che ricadono in questa categoria. Alcuni giochi online, come per esempio Power Path di PokerStars , adottano percorsi a livelli con premi progressivi, nei quali vengono elargiti premi per ogni livello, e comprando il pass si accede a un tier di premi più consistenti per ogni livello ottenuto giocando. Battle Pass e Season Pass ricalcano lo stesso sistema, offrendo un percorso a livelli a tempo che può essere affrontato gratuitamente o a pagamento, e nella seconda ipotesi le ricompense sono più ricche e frequenti.
C’è poi il Cloud Gaming, o gaming in streaming. Ne abbiamo già parlato in un approfondimento dedicato, ma vale la pena ricordare che si tratta di un sistema in cui si gioca un titolo che non è installato sul nostro dispositivo. Il gioco è eseguito su un server remoto, al quale giungono via Internet i comandi del videogiocatore e dal quale viene mandato in streaming il gameplay riprodotto sul nostro dispositivo. L’aspetto più interessante è che si tratta di un vero e proprio servizio in abbonamento, che replica le formule portate al successo dalle più importanti piattaforme di streaming. Pagando il costo mensile o annuale di un abbonamento infatti si ottiene la possibilità di accedere a un catalogo di videogiochi, potendo scegliere a piacimento titoli che non vengono direttamente acquistati ma semplicemente resi accessibili.
Tale scenario del gaming, nella sua complessità, potrebbe comunque apparire una rivoluzione digitale destinata al successo; non è proprio così, in quanto ognuno di questi modelli presenta anche le sue criticità. I giochi Free to Play sono spesso accusati, non a torto, di proporre tantissimi contenuti da acquistare a scapito dei contenuti gratuiti. I modelli di live service, dal canto loro, in molti casi hanno cessato gli aggiornamenti dopo breve tempo, a volte senza nemmeno compiere un anno. Nel Cloud Gaming invece, se alcuni servizi come quelli di Nvidia e Microsoft ottengono buoni riscontri, l’apripista Google Stadia ha chiuso le sue attività.
Insomma, torniamo al punto di partenza: il mondo del gaming è sempre più complesso, ed è praticamente impossibile prevedere le sue evoluzioni.