Se lo Stato perde i ricavi ci rimettiamo tutti,

Non idealizziamo la Cina, l’Italia sta procedendo bene nel contenimento del virus. Ma occhio ai provvedimenti salva imprese, ci vuole una stima della perdita dei ricavi per valutare bene. Parola di Alberto Forchielli
Alberto Forchielli - provvedimento salva imprese
https://youtu.be/BjPN9WTxgcc

Occhio ai provvedimenti salva imprese, ci vuole una stima della perdita dei ricavi per valutare bene. Parola di Alberto Forchielli

Razionalità, coerenza e attenzione ai provvedimenti salva imprese. Queste le parole d’ordine per poter affrontare l’emergenza coronavirus che si sta abbattendo su tutto il mondo, secondo Alberto Forchielli, imprenditore e fondatore di Mandarin Capital Partners. “Dobbiamo pensare alla ripresa, non sono pessimista aspetto che inizino a calare i casi, come la Cina insegna. La Cina dopo il contagio del coronavirus, sta gradualmente tornando a regime, noi siamo un mese in ritardo rispetto alla Cina quindi per fine aprile, inizio maggio dovremmo esserne fuori”, ha commentato durante la puntata di Bucce di Banana e Voli d’aquila, condotta da Annalisa Lospinuso.

Forchielli si dice ottimista sulla capacità di ripresa del nostro Paese e anche sulle misure adottate dal Governo per il contenimento. Spesso si inneggia al “modello cinese” come quello migliore per debellare la diffusione veloce del virus ma “chiaramente i modelli dittatoriali hanno pregi e difetti – ha sottolineato l’economista -, riescono ad implementare certe cose molto più rapidamente, come espropriare una strada in un mese, a fare un’opera in un anno, o fare un ospedale in una settimana”. In realtà “le misure prese in Italia e prese in Cina sono equivalenti – ha continuato nel corso dell’intervista su Le Fonti TV – è chiaro che in Cina l’enforcement è molto più spiccato, loro hanno anche l’aiuto tecnologico dei sistemi di geolocalizzazione con i quali sono riusciti a bloccare la gente e a ricostruire dove era andata, inoltre hanno un sistema di controllo sociale molto superiore al nostro che gli ha permesso un controllo capillare, quartiere per quartiere, edificio per edificio. Infine, hanno molte più persone nella sicurezza. Però, devo dire – ha concluso Forchielli – che, anche se le nostre misure non sono implementate con lo stesso vigore e incisività, mi sembra che la gente obbedisca senza bisogno di essere incarcerata. Ci sono voluti due decreti ok, ma anche in Cina, ce ne sono stati più di due, e comunque non vorrei la dittatura cinese per risolvere questa malattia”.

Le misure di contenimento stanno impattando in modo significativo anche sull’economia. Ma saranno sufficienti a farci ripartire a breve? “Io non sono per la chiusura totale – ha detto Forchielli – soprattutto per le aziende manifatturiere, perchè sarebbe un danno all’export molto molto elevato- Se da un lato ci sono le aziende solide, che hanno potere di mercato, e che possono anche chiudere 2/3 settimane senza che i clienti scappino, dall’altra ci sono tante imprese, le cosiddette “commodity bases”, che se chiudono 2/3 settimane i clienti vanno altrove, come per esempio nella ceramica”. Non nasconde la sua preoccupazione, da italiano ma soprattutto da imprenditore che paga molti stipendi. “Noi abbiamo un’azienda che esporta prodotti alimentari negli USA – ha aggiunto – si tratta di un prodotto surgelato, e ci hanno chiesto di allegare un certificato che dichiari che è “coronavirus free”, bisogna fare un po’ di educazione e spiegare bene che il virus non si trasporta con i beni via nave o aerea, non sopravviverebbe per tutto il viaggio, e sarebbe bene spiegarlo dal momento che c’è molta psicosi, corriamo il rischio che i prodotti italiani vengano penalizzati”.

Occhio anche ai provvedimenti del Governo. Bisogna fare bene i conti prima di emanare i provvedimenti salva imprese. “Non ho ancora letto una stima – ha sottolineato Alberto Forchielli – di quanto possono cadere gli introiti fiscali. Pensiamo ad aumentare i costi ma nessuno pensa ai ricavi, non vorrei ritrovarmi domani con un deficit enorme perché Iva e accise sono crollate, e una stima la vorrei vedere, parole su parole, pagine su pagine ma neanche un trafiletto che indica questa stima”.

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