Il Coronavirus rimane l’unico argomento di discussione, mentre l’Italia “blindata” prova a reagire. I giornalisti stanno facendo bene il loro mestiere?
C’è poco da fare: il Coronavirus non ci abbandona, nel senso di “notizia”, market mover, catalyst. Sarebbe stato bello archiviare tutto subito: il tema, la paura, le perplessità, i punti interrogativi. In un mondo ideale, diciamoci la verità, avremmo voluto trovarci qui, in questi giorni, a parlare del virus come di qualcosa di brutto ma di passato.
E invece non solo non è passato, ma il Coronavirus è diventato un virus italiano. Arrivato nel nostro Paese “attraverso” un europeo, un uomo tedesco. Non è l’untore. Lui non ha colpa. Avrebbe potuto essere ciascuno di noi.
Fino a poco più di tre settimane fa non avremmo mai immaginato che la questione avrebbe riguardato così da vicino la nostra Italia, ora zona rossa, inavvicinabile e intoccabile. Così come siamo diventati intoccabili tutti noi: basta baci, basta abbracci, basta strette di mano. Basta socialità. Siamo tornati a contatto solo con una cosa: la costrizione. Costretti a non fare cose che fino a ieri facevamo senza pensare. È questo che fa paura.
Io che scrivo, Manuela Donghi, da giornalista ho il compito e il dovere di parlare di Coronavirus tutti i giorni, di leggere notizie tutti i singoli momenti, di capire cosa sta succedendo cercando di appoggiarmi a chi ne sa, per comprendere le conseguenze di qualcosa che improvvisamente è entrato nella testa e che, senza volerlo, rimane lì e gira e gira e gira. Non sempre è facile essere razionali, ma è necessario. Come è necessario usare una delle poche cose di cui possiamo ancora disporre: il buon senso.
Non chiudiamo gli occhi, non nascondiamoci, ma ragioniamo e valutiamo fatto per fatto. I giornalisti sono stati richiamati dall’Ordine: troppo catastrofismo, troppa enfasi, troppo terrorismo psicologico. Eppure l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che il mondo non fa abbastanza. E una delle ultime notizie, al di là del bilancio inesorabile e veloce dei contagi, è che da epidemia siamo passati a una vera e propria pandemia. Forse ce lo aspettavamo. Forse.
È evidente che in tutto questo ribaltamento nell’ordine delle cose e delle priorità, si accendono i riflettori sul modo di divulgare le notizie, più che mai in un momento in cui i collegamenti con il mondo esterno sono fondamentalmente basati sulla connessione attraverso la tecnologia.
Di comunicazione ai tempi del Coronavirus si è parlato su Le Fonti Tv con Giancarlo Marcotti, Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro. Celebri sono le sue pillole spesso senza filtri. Tutti ricorderete sicuramente la notizia dei due coniugi di Codogno che hanno lasciato il paesino (fin dall’inizio dichiarato zona rossa), per trascorrere qualche giorno di vacanza in Trentino. Mostrati i sintomi della malattia, sono andati in ospedale e sono risultati positivi ai test per il Coronavirus-19. Giancarlo Marcotti ha dubbi sulla veridicità della storia e si chiede: “Qualcuno l’ha verificata davvero o è stato solo un copia-incolla?”