Non poteva non essere quella di Qatar 2022 la Coppa del Mondo più costosa di sempre. Il governo del ricchissimo Paese arabo (che fonda la sua fortuna sul commercio del petrolio e dei suoi derivati) ha messo sul piatto un pacchetto di investimenti infrastrutturali di circa 220 miliardi di dollari che viene considerato essenziale per l’interesse nazionale e gli obiettivi di politica estera. Grazie al calcio, l’obiettivo èposizionarsi al tavolo dei grandi paesi industrializzati e dettare le leggi di mercato.
Il costo dell’organizzazione di un grande evento sportivo come le Olimpiadi o i Mondiali rappresenta sempre un problema rilevante per la nazione ospitante. Questo vale nel caso in cui esistano già delle infrastrutture che richiedono opere di ristrutturazione e ancor di più quando è necessaria una costruzione da zero degli impianti sportivi. Il Governo qatariota ha destinato 6,5 miliardi di euro per la costruzione di 7 nuovi stadi, oltre addirittura alla nascita di una vera e propria città a nord di Doha, che si chiama Lusail,e che ospiterà la finalissima della competizione iridata nella sua nuovissima Lusail Iconic Stadium (capienza di 86.000 posti). In realtà, gran parte dei costi infrastrutturali attribuiti al Mondiale fanno parte di un progetto molto più ampio, il piano Qatar 2030, che riguarda la costruzione di un hub di innovazione tecnologica con hotel, aeroporti e una nuova rete di trasporti sotterranea.
Un’espansione che ha avuto un elevatissimo costo umano: il Qatar è stato accusato più volte di violazioni dei diritti umani dei lavoratori che hanno contribuito alla costruzione delle infrastrutture della Coppa del Mondo; un rapporto di Amnesty International parla di oltre 6500 operai morti, molti dei quali provenienti da zone poverissime del Pakistan, del Bangladesh e dell’India. I costi di organizzazione verranno in parte coperti dagli sponsor e in parte dai ricavi del botteghino: per assistere a una partita della fase a eliminazione diretta, i tifosi dovranno sborsare dai 610 euro ai 1630 dei posti più comodi.
In un’edizione che passerà alla storia per diversi fattori (dal l’insolita collocazione in calendario agli stadi iper moderni e climatizzati per via delle elevate temperature), l’Italia non sarà presente. Problema sportivo e disastro economico. Perché la mancata partecipazione impatta negativamente sui guadagni della Federazione e in termini di PIL del sistema Paese.
di Valentina Buzzi