Ogni giorno sentiamo parlare di sostenibilità ambientale, green e salvaguardia del nostro Pianeta. Andiamo quindi a vedere quali sono le principali notizie e novità che derivano proprio da questo settore in un tg speciale tutto dedicato.
MODA SOSTENIBILE, QUANTI MARCHI SI SONO CONVERTITI AL GREEN?
Vi siete mai chieste quanti abiti smessi vengano regolarmente riciclati, dacché la moda ha annunciato di essersi convertita alla sostenibilità? L’uno per cento. Lo dice un report stilato da PwC per Lablaco, piattaforma facilitatrice dell’economia circolare nel fashion biz: settore in cui, ancora oggi, si registra un brutale 85 per cento di capi svuotati in discarica ogni anno. Siamo lontani, anzi lontanissimi, dalle soglie minime fissate nel Fashion Pact del novembre 2019, un accordo sulla sostenibilità al momento sottoscritto da 62 aziende proprietarie di oltre 200 marchi (un terzo dell’industria della moda), che prevede almeno un quarto delle materie prime ottenute da fonti sostenibili entro il 2025 e la piena carbon neutrality entro il 2050. Divulgato, smentito e poi confermato, un dato è certo: dopo l’industria petrolifera, quella dell’abbigliamento è (ancora) la seconda attività più inquinante del pianeta, almeno relativamente alle emissioni di CO2e – un indicatore che indica la quantità di CO2 avente un impatto equivalente sul riscaldamento globale – mentre è terza quanto a “mix complessivo” di fattori inquinanti (entrambi i dati si evincono dal report Net Zero Challenge del World Economic Forum).
ASSET, VIA I SOLDI DAL BRASILE SE CONTINUA LA DEFORESTAZIONE DELL’AMAZZONIA
Notizia che arriva dal Brasile. Sette importanti società di investimento europee hanno dichiarato a Reuters che le aziende brasiliane come partner commerciali se non ci fossero immediati progressi in merito al disboscamento della foresta amazzonica. La radicale scelta degli investitori, con un patrimonio totale di circa 5 miliardi di dollari investito nel solo stato sudamericano, mostra come il settore privato stia intraprendendo azioni globali per proteggere il principale polmone del pianeta. Già a settembre, 230 investitori avevano firmato una lettera in cui chiedono un’azione urgente per combattere gli incendi nella foresta amazzonica. Oggi, però, le sette società europee hanno fatto un passo avanti. Hanno deciso di ritirare le loro risorse dai settori della carne bovina, della produzione di cereali e persino dai titoli di Stato, se il Brasile non applicherà regole ambientali più severe e se le aziende non si doteranno di politiche climatiche più stringenti
API A RISCHIO ESTINZIONE
Parliamo di api, a cui le Nazioni Unite hanno dedicato anche una Giornata mondiale, appuntamento internazionale nato per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli impollinatori. Perché le api sono così importanti per il nostro eco-sistema: Perdere queste specie non significa solo ridurre la biodiversità planetaria. A livello globale il 90% circa delle specie floreali selvatiche dipende, interamente o almeno in parte, dall’impollinazione animale. Una dipendenza che lega oltre il 75% delle colture alimentari del mondo e il 35% delle terre agricole globali, contribuendo attivamente alla nostra sicurezza alimentare. E cosa si fa dunque per proteggere le api? Purtroppo poco o niente perchè l’umanità fa sempre più affidamento su pratiche agricole intensive e pesticidi, inquinando e stravolgendo l’uso del suolo, aumentano di pari passo anche i parassiti, le malattie e i danni dei cambiamenti climatici a carico di questi animali. Al punto che oggi, quasi il 35% degli impollinatori invertebrati, in particolare api e farfalle, e circa il 17% di quelli vertebrati, come i pipistrelli, rischia l’estinzione a livello globale.
SOSTENIBILITA’ DIGITALE
La maggior parte degli italiani ha ben chiara l’urgenza di affrontare problemi come il cambiamento climatico e l’inquinamento e, pur dichiarandosi consapevole delle opportunità che già oggi offre la tecnologia digitale per affrontare questi problemi, nella pratica quotidiana non fa quanto potrebbe per usarle come strumento di sostenibilità. Sono solo il 10% gli italiani che usano regolarmente applicazioni a supporto della riduzione dei consumi, mentre il 13% le usa raramente. Il 27% dichiara di non conoscerne l’esistenza,. E la situazione non cambia di molto se ci si riferisce alle applicazioni per la gestione del ciclo dei rifiuti e per quelle dedicate ad abbattere gli sprechi alimentari (sconosciute dal 48% degli intervistati). A ciò si aggiunge un ulteriore problema: gli italiani, infatti, non si rendono conto di quanto il digitale stesso impatti sull’ambiente. Più della metà degli intervistati sostiene che l’impatto ambientale della digitalizzazione sia forte (61% del totale), tuttavia sono solo il 13% coloro che riescono a quantificare correttamente il consumo effettivo di un’ora a settimana di streaming video (pari a quello di ben due frigoriferi collegati 24h).